venerdì 2 maggio 2014

2 maggio 1945 - entrata delle truppe neozelandesi a Trieste

un carro armato Sherman neozelandese
sulla Strada Costiera, verso Trieste

2 maggio 1945 - nel primo pomeriggio, le prime truppe neozelandesi entrano a Trieste.

Racconta Geoffrey Cox che fino al fiume Isonzo le truppe neozelandesi erano state salutate come liberatrici. Al di là del fiume cessarono i saluti e
improvvisamente […] l'atmosfera cambiò completamente. C'era qualcosa di diverso, di indefinibile, […] ma indubbiamente c'era qualcosa. 
Ci sentimmo stranieri in una terra straniera, come se all'Isonzo avessimo varcato un confine non tracciato ma certo. Infatti era così. Eravamo passati dall'Italia in quella che doveva diventare la terra di nessuno tra l'Europa orientale e l'Europa occidentale, e come ogni terra di nessuno era estremamente inospitale. […] 
Trieste doveva il suo destino al fatto di essere l'unica zona in Europa in cui gli alleati occidentali e l'Unione Sovietica non avevano stabilito in anticipo una linea di demarcazione inequivocabile. Entrambe le parti […] avevano pensato che ci sarebbe stato tutto da guadagnare a lasciare nel vago il futuro della Venezia Giulia.

Questa invece la descrizione che la giornalista inglese Sylvia Sprigge, corrispondente di guerra del Manchester Guardian, al seguito della II Divisione neozelandese, darà di quei giorni nel suo libro "Trieste Diary":

Chi scrive ha raggiunto la colonna della II Divisione neozelandese poco prima del Tagliamento: le retroguardie stavano avanzando fra file di contadini esultanti, ogni mezzo era ornato di fronde e bandiere italiane.
Poco prima di arrivare al Tagliamento è arrivato l'ordine di sbarazzarsi di bandiere e fiori, e la colonna ha proseguito la sua marcia grigia e polverosa.
(La colonna comprendeva anche una cospicua Unità navale britannica che, via terra, si recava a Trieste ad attrezzare il porto per le navi in risalita lungo l'Adriatico).
2 maggio (dopo mezzogiorno) - La Divisione neozelandese ha attraversato l'Isonzo: qui il lungo ponte era ancora intatto. Verremo a sapere successivamente che i partigiani di Tito l'hanno difeso per 4 giorni dai tentativi tedeschi di farlo saltare.
Circa 4 chilometri prima dell'Isonzo è cessata ogni manifestazione di benvenuto nei confronti dei neozelandesi. Su tutte le case si leggeva "Tukaj je Jugoslavia" (Qui è Jugoslavia) oppure "Zivio Tito" (Viva Tito). Una casa su due esponeva la bandiera jugoslava e le poche bandiere italiane avevano una grande stella rossa nella banda bianca.
La gente è rimasta nelle case. I partigiani, con la stella rossa sul berretto di tela blu, stavano allestendo vari blocchi stradali, che sono stati tuttavia aperti per lasciar passare la nostra lunga colonna meccanizzata.
A Monfalcone circa 10.000 fra operai portuali e donne erano riuniti per una manifestazione a favore della liberazione sotto una gigantesca stella rossa e sotto improvvisate bandiere dei paesi alleati. I discorsi erano in italiano. Gli uomini indossavano il berretto blu con la stella rossa. La nostra colonna non ha interrotto la loro riunione.
Lungo la famosa strada costiera che porta a Trieste una batteria navale tedesca di circa 300 uomini ha opposto resistenza a Miramare, cercando di attrezzare alla rinfusa la parete di cemento armato, spessa tre metri, costruita a metà strada fra le due gallerie. I numerosi fortini di calcestruzzo sui fianchi della collina e lungo la strada erano fortunatamente già stati affrontati dai partigiani di Tito.
Seicento fanti di marina tedeschi sono stati catturati a Grado; altri 300 sono stati presi nel golfo di Sistiana (base dei siluri monoposto).
Da Miramare (dove il generale Freyberg ha fissato i suoi quartieri generali) un distaccamento navale tedesco ha tartassato Trieste con cannoni italiani da 6 pollici per due giorni, avendo saputo che a Trieste c'erano soldati jugoslavi.
Alle 4 del pomeriggio carri armati ed autoblinde da ricognizione sono entrati in Trieste e dopo una breve azione hanno raccolto la resa di 2.600 tedeschi.
Il Governo Militare Alleato e la sua polizia sono rimasti indietro, a Monfalcone, e non sono operativi.
A Trieste gruppi di 12-15 partigiani, ciascuno munito di due o tre armi, pattugliavano le strade giorno e notte. Non c'era traccia di fraternizzazione. I negozi erano chiusi.

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